Siamo un po’ tutti ossessionati dal pensiero a breve termine, quello cioè che realizza le nostre aspirazioni immediate a spese del futuro, e che lentamente ci sta uccidendo. Nella vita di tutti i giorni prendiamo decisioni sempre più in fretta senza prenderci troppo la responsabilità delle nostre azioni.
Chi lavora nella comunicazione e con i brand, invece di concentrarsi su obiettivi a breve termine, inseguendo l’ultima tendenza, l’ultimo successo, l’ultima invenzione da mentalista, deve semplicemente rimanere fedele alla costruzione del brand e del suo significato profondo.
Questo porta inevitabilmente a ripensare al legame presente-futuro. Serve quindi una specie di correttivo per compensare tutto questa impazienza, un meccanismo che incoraggi la lungimiranza e la visione a lungo termine.

Per questo oggi riteniamo cruciale l’imaginative planning. Così importante che è una delle basi di quel magnifico lavoro di immaginazione che abbiamo chiamato Adventure.
Gli scenari non riguardano previsioni accurate. Pensare di intercettare il futuro basandosi sulle previsioni o sulle predizioni è uno sport pericoloso.
L’imaginative planning – invece – è un generatore di futuro.
Riparte dalle radici e si focalizza all’immissione di nuove cause, che sono la migliore risorsa per l’innovazione della vita, delineando strategie che risultano più robuste perché hanno come obiettivo l’attenzione costante e il rapido adattamento. Sta quindi a chi lavora alla produzione di contenuto e alla creazione di senso distruggere questa macro-miopia (“sovrastimo l’immediato, sottostimo il futuro”) e non limitarsi a guardare con deferenza al pensiero di lungo termine, ma agirlo.

(…to be continued…)